Singolare rimane la cornice spaziale di questo «altrove», che trasforma dei racconti di «frontiera», anzi «transfrontalieri», in vicende, verrebbe da dire, «interfrontaliere». Insomma di «confine». Cioè non di separazione, ma di condivisione: dove il limite politico viene sostituito dalla comunanza storica e umana. Osserva peraltro l’autore: «le frontiere (certo non sempre, ma spesso) sono state muri simbolici che non hanno impedito alle idee, alle parole, ai suoni, e a volte perfino a persone e cose, di passare liberamente, come ben sanno i filosofi, i musicisti e i contrabbandieri».
Renato Martinoni |