Halime, da ragazza e poi da donna, ha condotto e conduce una sua dura battaglia giocando d’anticipo – e forse troppo – contro un mondo arcaico che ha la memoria lunga e tenace.
“Nei Balcani – ha scritto Elvira Dones in Piccola guerra perfetta – le persone hanno un’età anagrafica, com’è ovvio che sia, ma si portano sulle spalle millenni di storia”.
Si pensi alla condizione della donna, gravata da quella che Roberto Saviano chiama “ideologia della sottomissione”. Si pensi ai modelli educativi imposti alle bambine: all’antico senso dell’onore, alla morte, al peso delle tradizioni cui si oppone – o tenta di opporsi – papà Maliq, del quale va sottolineata la statura morale. Si pensi, per finire, alla guerra spaventosa che ha coinvolto gli albanesi del Kosovo (sfiorata quanto basta dall’autrice nel capitolo “Venti di guerra”), alla ferocia della soldataglie cetniche, alla pulizia etnica e alla fatica che deve essere costato anche solo il salvataggio della propria personale umanità.
I racconti di Banana split hanno dalla loro un entusiasmante e contagioso profumo di verità; e non è facile tenere a bada le emozioni.
Halime Suli è una donna dei Balcani: “ama in maniera troppo integrale, quasi distruttiva” tanto per citare ancora una volta Elvira Dones. Halime è persona sanguigna e diretta, pugnace, ma allo stesso tempo fragile. Non è certo un personaggio da fumetto. E molte, forse troppe, sono state le battaglie che ha dovuto combattere e i traumi che è stata costretta a subire per vedere imposto un modello di donna nuovo e rispettabile. (Fatte le debite proporzioni, sia detto tra parentesi, anche nella civile Svizzera: si veda il capitolo “La bella vita di Locarno”).
La Svizzera diventerà la nuova patria della ex kosovara Halime perché in Svizzera è stata e sta bene.
Come ha scritto Osvaldo Soriano “la patria è il posto in cui ti vogliono bene”.
dalla prefazione di Claudio Origoni
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