[…] Così, nelle sue rievocazioni del San Giobbe, osteria popolare nel “cuore” di Giubiasco, andando alla ricerca di quella tradizione, disegnando l’identikit di uomini e donne che vissero vite umili dentro la cerchia famigliare, il giudizio critico non è eluso.[…]
[…] il Biaggini cerca soprattutto, nello scrigno dei ricordi, momenti e figure di allegra umanità. Ne vengono ritratti genuini, che sono buone finestre sulla vita dura di un tempo, su forme di carità e solidarietà, sul rapporto tra persone e animali, su grettezze pertinaci.[…]
dalla prefazione di Giovanni Orelli
A chiusura della sua dotta ma pure affettuosa prefazione, Giovanni Orelli scrive: "…applicherei a questi racconti del San Giobbe quello che Eliot dice per la poesia: 'Incontrando per la prima volta l’opera di un poeta vivente, mi limiterei, tutt’al più, a esaminare se è o no poesia genuina'. Direi - e so che non corro il rischio di alimentare sovreccitazioni - direi che si può rispondere di sì.” Ebbene, sollecitata dall’autorevole parola di Giovanni Orelli,ho letto tutto d’un fiato, questa raccolta di racconti che ho trovato deliziosa perché, appunto, ‘genuina’, I personaggi, che ne escono nella loro autenticità, sono personaggi veri, i frequentatori dell’osteria San Giobbe di Giubiasco, proprietà della famiglia dell’autore. Grazie alla fluidità discorsiva, senza fronzoli artificiosi del Biaggini, il libro si fa leggere e - pagina dopo pagina - convince del valore di una scrittura esplicita e colorita, mai banale, che sempre riesce a comunicare sensazioni, rivelando storie semplici, quotidiane, che hanno il profumo del pane fatto in casa.
Ketty Fusco da «Terzaetà»
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