[…] Due lunghi racconti o meglio due romanzi brevi che sembrano fronteggiarsi in assoluta divergenza tematica... O piuttosto: siamo di fronte a una ricchezza immaginativa che trascende i facili parametri di una coerenza al “proprio” mondo immaginativo che significa, in altre parole, ritornare a esplorare il già esplorato?
Maria Luisa Polar è autrice diversa, libera da false costrizioni. Ha sempre perseguito una ricerca narrativa come esperienza dello spirito. Per questa ragione i suoi personaggi si formano, vivono con lei, si arricchiscono di una tenacia descrittiva particolarmente eccezionale fino a diventare parte indiscussa della vita stessa della scrittrice; ci indicano un cammino interiore, che diventa il cammino stesso di chi scrive.[…]
La scodella rossa narra di Nestore e il cane Duarte. Preso dal fascino di una leggenda paesana che racconta come l’eremita di San Rocco avesse scelto la montagna ed avesse insegnato a parlare al suo cane, Nestore, vinto segretamente da questa leggenda, decide di prendere un cane randagio dal canile municipale, farne il suo unico compagno e tentare l’impresa dell’eremita di San Rocco.
L’araldo di Champagne, che fronteggia La scodella rossa, è anch’esso dedicato “alle parole”, ma parole che hanno già trovato la strada della sublimazione, quelle di un grande poeta e di una grande amicizia. Il racconto si svolge alla corte di Champagne nel castello della contessa Maria, moglie del conte di Champagne e figlia di Eleonora d’Aquitania. Inizia in una sera dell’inverno del 1181 ed ha come base, come intreccio, l’amicizia della contessa per Chrétien de Troyes, poeta e araldo di corte.
dalla prefazione di Francesca Sanvitale |