[…] Inospitale è la natura, inospitale è il mondo umano, riflessi in questa prima raccolta di Tomaso Bontognali. Così, i due fili che vi si intrecciano — quello che tesse immagini di cosmo e di terra, e quello che disegna ombre antropomorfe — definiscono congiuntamente uno spazio e un tempo dell’inospitalità.
La natura, come le figure umane, femminili, tende a presentare un volto di bellezza inaccessibile, reale eppure imprendibile dall’io lirico. Il fascino dell’inospitale è così l’attrazione per questo scarto irriducibile tra il soggetto e il presente, naturale e umano, in cui gli è dato di essere.
Chiave di volta di questo insieme poetico è infatti la distanza: una distanza che permette sì di intuire le cose nella loro verità e preziosa bellezza ma che, dopo averne alimentato il desiderio, ne ostacola inesorabilmente il godimento.
Là dove c’è bellezza, non c’è spazio per l’uomo. Siamo dinnanzi alla perfezione di una natura — la Via Lattea, il fascino delle stelle, o i diploidi purissimi dalla bellezza guadagnata in segreto — che non sa accoglierne la presenza. Di fronte al tempo cosmico e minerale, il tempo antropologico non può che risultare schiacciato al punto di scomparire, ridotto a frammento irrilevante […]
Dalla prefazione di Guenda Bernegger
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