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TENTATIVI RITMICI - Trilogia teatrale
Daniele Dell'Agnola
2003
160 pp.
24 Fr./ 16 Euro
Cat's

Quando abbiamo la ventura di confrontarci con un autore giovane (nel nostro caso giovane per anagrafe ma non certamente per maturazione poetica) raramente riusciamo a rinunciare al vezzo (o vizio) di estrapolare tendenze e richiami, più o meno palesi, con altri autori già affermati nel tempo.
A questo vezzo non è certamente sfuggito il presentatore dell’opera prima di Daniele Dell’Agnola, Guido Pedrojetta, che, nella sua pregevole introduzione a Millepiedi (opera teatrale pubblicata nell’ottobre del 2001) ha intravisto gli echi nemmeno tanto lontani e mascherati dell’opera teatrale di Pirandello e dei suoi epigoni.
E ci mancherebbe altro: si tratta qui di un richiamo obbligato se si considera la struttura formale del dramma nel quale si muovono, in una abile simbiosi, sia pure disintegrandosi a vicenda, i personaggi del dramma con l’autore.
Ma nemmeno rifuggiamo al vezzo di ricondurre l’opera teatrale coraggiosamente tentata dall’autore al Teatro metafisico e conturbante per primo Jonesco, se è vero che il vecchio Millepiedi, al quale rispuntano in continuità gli arti, fa subito pensare all’incredibile Amedeo il quale, pure morto, continua ad allungarsi a dismisura dietro le quinte del teatro, accompagnato in questo suo mostruoso e inarrestabile evolversi da grida e rumori agghiaccianti.
Ma altra musica per quanto riguarda le tre operette di compendio dell’ultimo sforzo poetico di Daniele Dell’Agnola, che troviamo nella presente pubblicazione con il titolo intrigante di Tentativi ritmici (Caciulada, Favolashock, Tentativo ritmico), sempre tuttavia nell’atmosfera surreale che è ormai una costante dell’opera poetica dell’autore.
In questi ultimi tre pregevoli esperimenti teatrali troviamo una manifesta intenzione di rendere più discorsiva l’azione, e cioè il desiderio di rendere “raccontabile” la trama, ciò che certamente non è stato (volutamente) il caso nell’opera prima, la cui sola intenzione sembrerebbe quella di coinvolgere il lettore in una emozione metafisica senza nessun apparente filo logico o discorsivo.
Procedendo nel labile cammino dei confronti e delle risonanze parallele, siamo certi che l’autore ha ben sott’occhio l’opera teatrale di T.S.Eliot: e quale miglior maestro potrebbe cercare un autore che volesse dedicarsi a questo antico genere letterario?
Queste le prime indicazioni che mi giungono alla mente, alla lettura delle opere di Daniele Dell’Agnola.
E non da ultimo: la scelta meticolosa dei nomi dei personaggi, la cui sola enunciazione già evoca un pathos incredibile. State a sentire:
Lulù, madre, ricca signore vestita di seta viola.
Megh, figlia diciassettenne.
Fracasso, professoressa, con un passato discutibile, doppio.
Arlecchino, ladro e mago.
Michetta, la dolce donna.
Nando, detto Soldo, il dolce uomo sgorbio.
Virginia, la lampreda saggia e la mucca.
Marisa, capo fantoccio.
Camelia, moglie nera.
Bianca Margherita, moglie bianca.
La spettatore Gigantesco.
Abbiamo voluto anticipare alcuni nomi, certi di dare così un valido contributo all’interesse per la lettura del testo. Vi siete incuriositi? Allora buona lettura.

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